Conosci il tuo gatto

Chiedi a Giusella

Mi presento. Cominciamo dal nome che è la cosa più semplice…più o meno: Giusella Massari. Non Gisella, non Gusella. Giusella! Già questo in effetti non è che sia proprio semplice, visto che ce ne sono soltanto altre 3 in Italia, per quanto io ne sappia. Io non c’entro nulla: un regalo dei miei genitori!

Sono  un Medico Veterinario Comportamentalista, Zooantropologo, Veterinario Esperto in Interventi Assistiti con gli Animali (cosiddetta Pet Therapy), Coadiutore del cane, del gatto e del coniglio in IAA, Direttore Sanitario dell’ambulatorio veterinario PSICOVET.

Parlare di me e della mia professione in realtà è quasi la stessa cosa perché da molti anni questa penetra in ogni poro della mia pelle. 

Ho la grande fortuna di fare un lavoro che combacia con la mia passione e questo è un regalo di cui sono grata ogni giorno. 

Il mio profondo rapporto con la Natura mi ha portato a scegliere questo corso di laurea, ma le mie quotidianità lavorative hanno contribuito a far crescere sempre di più la mia relazione empatica con gli animali e con tutto ciò che mi circonda. 

Lo dico subito per chiarire il mio approccio: non penso mai che sia meglio rapportarsi con un animale domestico piuttosto che con gli umani, perché gli esseri che ho incontrato nel mio lavoro mi hanno insegnato che ogni individuo, umano e non, reca in sé una meravigliosa occasione di crescita personale. 

Ho imparato ad andare oltre le differenze di espressione e sotto la superficie delle apparenze per rapportarmi agli altri senza giudizio. Questa è una lezione che devo ai miei amici animali.

Se volete davvero risolvere un problema comportamentale del vostro animale, non abbiate fretta di correggere ma provate prima a comprendere. 

Ci sono due modi fondamentali per capire l’altro, due strategie da affiancare: 

conoscere a fondo le caratteristiche di quella specie così diversa dalla nostra (cane, gatto, coniglio, furetto, pesce rosso o ciò che desideriate) attraverso lo studio o tramite un esperto che vi porti per mano

capire attraverso l’empatia. 

Non essere distratti da mille incombenze, dedicare del tempo ad osservarlo e guardare il mondo coi suoi occhi sono requisiti fondamentali. 

Testa e cuore devono procedere insieme. Nessuna tecnica sarà mai sufficiente se noi non cambiamo disposizione verso i nostri amici. Vi assicuro che è meno facile e scontato di quanto non appaia.

 

Questo è ciò che sono diventa con gli anni: un po’ scherzosa, un po’ seria, gioiosa ed innamorata di ogni forma di vita, anche del vicino di casa antipatico. 

Il mio scopo è portare per mano ogni umano verso conoscenza e consapevolezza del proprio compagno animale. 

In questa sede proverò a darvi risposte sui gatti – animali tanto amati ma anche da molti odiati purtroppo – misteriosi e sconosciuti; ricordandovi sempre che le risposte non potranno mai essere semplici se si parla di creature tanto speciali.

DI COSA SI OCCUPA UN COMPORTAMENTALISTA

La medicina comportamentale è una branca specialistica della veterinaria che si occupa delle patologie del comportamento. 

Mi preme infatti subito specificare che solo un veterinario può avere questa qualifica: egli dovrà aver terminato un corso di laurea in Medicina Veterinaria, essersi abilitato alla professione ed essersi specializzato in questi aspetti conseguendo un master di 2° livello e compiendo un periodo di tirocinio inerente questa branca della medicina. 

Un lungo percorso di studi che garantisce ai nostri piccoli pazienti uno standard qualitativo affidabile. Esiste un albo ufficiale della FNOVI (Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani), consultabile da chiunque, che dà la certezza di potersi affidare a mani esperte. 

Il comportamentalista si occupa di giungere ad una diagnosi attraverso un’anamnesi comportamentale, cioè una raccolta di moltissime informazioni che riguardano le abitudini di vita e gli aspetti gestionali dell’interazione coi nostri animali. 

Valuterà il tipo di relazione che intercorre coi suoi tutori, l’ambiente che l’accoglie e la presenza di altre patologie organiche. Può infatti succedere che alcuni disturbi del comportamento dipendano da patologie “fisiche”.

Tutto ciò spero abbia potuto fare chiarezza: il mondo delle figure professionali che ruotano intorno agli animali è vario ed è difficile barcamenarsi in mezzo a tanta confusione. 

Ogni soggetto che lavori con gli animali domestici ha le sue specificità e serve ad uno scopo diverso. I Veterinari Comportamentalisti dovrebbero integrarsi ad altre figure tecniche per raggiungere uno scopo comune che è il benessere degli animali, senza competere, né denigrare gli altri ma lavorando fianco a fianco. 

Questo, per esempio, è ciò che succede quando si ritrovano a completarsi un ortopedico, un fisiatra ed un fisioterapista: ognuno necessario, ognuno insostituibile.

OCCHIO AL GATTO!

– se da cucciolo gioca in modo eccessivo: non sempre si tratta di fisiologica vivacità perché esistono delle patologie del comportamento caratterizzate da ipercinesie (termine complicato per indicare eccessivo movimento) che vanno affrontate tempestivamente. Queste forme, quando realmente patologiche, non migliorano con l’età e l’animale non si calma affatto.

– se morde senza fermarsi e, insistendo, affonda eccessivamente i denti: anche questo atteggiamento nel cucciolo può essere espressione di una patologia comportamentale del periodo evolutivo. In ogni caso è buona norma non far giocare il micino con le vostre mani, ma utilizzare sempre un “mezzo” come un filo, una cannetta, una pallina…

se urina più frequentemente del solito: frequentemente la poliuria, specie se accompagnata da tentativi di urinare “a vuoto” o solo con qualche goccia, è espressione di una cistite che però in questa specie riconosce, come causa determinante, proprio una malattia del comportamento. Diciamo che l’apparato urinario può diventare facilmente un organo bersaglio dello stress.

– se vedete il vostro amico leccarsi più a lungo ed in maniera ossessiva: La toelettatura può rappresentare una sorta di “scarico tensionale” che ci suggerisce che qualcosa che non va c’è, spesso un disagio emotivo. Queste infinite operazioni di pulizia del pelo possono determinare alopecie (zone del corpo in cui manca il pelo) che possono simulare malattie della pelle, ma che con esse non hanno nulla che fare.

se comincia qualche piccola scaramuccia tra gatti conviventi: quasi sempre il problema va ad aggravarsi piuttosto che a risolversi. Quindi inutile aspettare che la situazione degeneri perché poi ristabilire l’armonia potrebbe non essere più possibile.

– se vedete il gatto tranquillo molto più del solito, appartato, sonnolento e poco interattivo: oltre che avere problemi di salute – per cui va immediatamente consultato un veterinario – può succedere che abbia uno stato depressivo che non va assolutamente sottovalutato. Solitamente siamo più portati ad accorgerci di condizioni di eccessi comportamentali piuttosto che condizioni deficitarie, soprattutto nei gatti adulti o anziani che siamo abituati a vedere comunque molto calmi.

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